Rincari a due cifre anche per i produttori di grano made in Varese, un segmento che negli ultimi anni ha visto un’importante valorizzazione di filiera: “Di fatto sono raddoppiati i costi per la produzione cerealicola per effetto dei rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni, a cui si somma anche l’aumento dei costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare” puntualizza il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.
Gli effetti del balzo dei costi energetici si ripercuotono su tutti i produttori italiani di grano duro e tenero – spiega Coldiretti – e colpiscono l’intera filiera, dai campi all’industria fino agli scaffali.
A complicare la situazione c’è il fronte dei prezzi, che si aggrava su base nazionale per il grano duro: esso, infatti, è pagato agli agricoltori italiani meno di quello proveniente dall’estero che pesa per il 40% sulla produzione di pasta.
La produzione importata in Italia, soprattutto dal Canada, è ottenuta peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia. Un’anomalia che ha spinto il record degli acquisti di pasta con grano 100% italiano reso riconoscibile dall’obbligo di etichettatura di origine fortemente sostenuto dalla Coldiretti.
Per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilità del grano – conclude Coldiretti – occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.